Fluire senza tempo



Il contributo di Giuseppe dall'Arche è stato puntuale e altamente qualificato. Ha impressionato tutti con la sua abnegazione alla fotografia analogica: ha marciato per ore con un banco ottico in spalla e poi si è appostato pazientemente per trovare la luce e l'inquadratura perfette. Una dedizione e una meticolosità sempre più rare tra chi lavora in digitale con tutti i vantaggi sia nello scatto che nell'elaborazione successiva dell'immagine.



Giuseppe è un professionista specializzato nella documentazione e interpretazione di architetture, industriali in particolare. La sua visione è spesso lieve come una farfalla ma impietosa come il bimbo che, nella famosa fiaba, rivelò che l'imperatore era nudo, mentre i sudditi impauriti assecondavano la follia del sovrano.



Lo Piave lo ha perfidamente attirato a sé quasi due anni fa quando ha iniziato una campagna di documentazione delle infrastrutture estrattive lungo tutto l'asta del fiume. Sembrava un lavoro ma è diventata passione: desiderio di comprendere il flusso della Piave, la sua regolazione, la scoperta di panorami sorprendenti e di ecosistemi sconosciuti che l'hanno incantato e, lentamente, lo stanno trasformando.



Con una lenta mutazione i suoi interessi e il suo stile si trasformano, si fanno liquidi e fiabeschi. L'occhio indaga e documenta le forme sempre uniche, ma sempre ridondanti di altre simili, che il fluire del fiume incide e disegna negli elementi del paesaggio. Dall'Arche sottolinea questa apparente atemporalità con una scelta di un magistrale bianco e nero: un eterno fluire ciclico e, per questo, senza tempo.

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