un cuore per la Piave



Due anni fa ho conosciuto Salvatore Calì ed è stata subito amicizia e profonda stima. Questo siciliano smisurato, bonario e un po' narciso, è capace di comunicare con semplicità e eleganza i moti profondi dell'animo e di sfiorare con delicatezza il mistero della vita su questo piano di esistenza. Mistico e sensuale, compagno ideale di una buona bevuta come di un sincero confronto alla ricerca delle Verità Ultime Salvatore ha ripreso da alcuni anni il suo percorso artistico.
Il rapporto con la Piave è nato insieme alla nostra amicizia, ci siamo trovati molte volte a passeggiare, ammirare e dedicare i nostri migliori pensieri al fiume sacro e sacrificato, sfruttato e imbrigliato. Due anni fa abbiamo trovato, dopo un momento di meditazione per la Piave, un cuore magistralmente disegnato dal calcare su un sasso verdazzurro. Questo è stato il seme da cui è nata la performance di Salvatore a Fagarè.

"Un cuore per la Piave" è al tempo stesso un'opera, una performance e un gesto di grande nobiltà d'animo. Materialmente è il disegno ad inchiostro pigmentato di un cuore composto da centinaia di bolle, quasi fosse comparso dalla schiuma. Il gesto rituale ideato dall'autore lo ha trasformato in un dono al fiume: la sua carta di cotone è stata scelta per potersi facilmente sciogliere in acqua in modo da diffondere tra le molecole elementari del flusso del fiume sacro, del corso della Vita stessa, un segnale di risveglio dell'umanità all'intelligenza del cuore, all'uso dell'Amore incondizionato che è dono libero ed espressione di vera umanità.


Testimoniare la scelta di un essere umano che riesce a distaccarsi da una sua creazione per affidarla alla dissoluzione è stata una grande lezione: c'è ancora speranza per la nostra specie. Sono fiero di aver assistito all'inizio di una nuova fase creativa di Salvatore Calì, che sarà originale senza cedere al narcisismo autoreferenziale perchè è sostenuta da un profondo e disinteressato amore per la Sapienza e la Verità.


Francisco Merli Panteghini











le foto sono di Andrea Berto e l'elaborazione digitale da foto di Dagmar Trinks è di Calì Salvatore

altre foto e testo completo su http://salvatorcali.blogspot.com/2011/08/un-cuore-per-la-piave_04.html





Fluire senza tempo



Il contributo di Giuseppe dall'Arche è stato puntuale e altamente qualificato. Ha impressionato tutti con la sua abnegazione alla fotografia analogica: ha marciato per ore con un banco ottico in spalla e poi si è appostato pazientemente per trovare la luce e l'inquadratura perfette. Una dedizione e una meticolosità sempre più rare tra chi lavora in digitale con tutti i vantaggi sia nello scatto che nell'elaborazione successiva dell'immagine.



Giuseppe è un professionista specializzato nella documentazione e interpretazione di architetture, industriali in particolare. La sua visione è spesso lieve come una farfalla ma impietosa come il bimbo che, nella famosa fiaba, rivelò che l'imperatore era nudo, mentre i sudditi impauriti assecondavano la follia del sovrano.



Lo Piave lo ha perfidamente attirato a sé quasi due anni fa quando ha iniziato una campagna di documentazione delle infrastrutture estrattive lungo tutto l'asta del fiume. Sembrava un lavoro ma è diventata passione: desiderio di comprendere il flusso della Piave, la sua regolazione, la scoperta di panorami sorprendenti e di ecosistemi sconosciuti che l'hanno incantato e, lentamente, lo stanno trasformando.



Con una lenta mutazione i suoi interessi e il suo stile si trasformano, si fanno liquidi e fiabeschi. L'occhio indaga e documenta le forme sempre uniche, ma sempre ridondanti di altre simili, che il fluire del fiume incide e disegna negli elementi del paesaggio. Dall'Arche sottolinea questa apparente atemporalità con una scelta di un magistrale bianco e nero: un eterno fluire ciclico e, per questo, senza tempo.